Castello Normanno Svevo

Category: Monumento
Price: N/D
Guide: Yes
 
Centro Storico
 

APERTURA

Dal Martedì al Sabato
9/12.30 e 17.30/20.30.
Domenica e festivi
10-12.30 e 17.30-20.30.
Numeri telefonici utili:
Castello: 328.6655300;
Ufficio Cultura: 0831.735199;
Pro-Loco: 0831.738675

DESCRIPTION


Il Castello si trova nel cuore del centro storico di Mesagne e rappresenta un alto valore di pregio storico testimoniale e architettonico al contesto urbano. 

Il castello Normanno Svevo è una testimonianza storica di valore inestimabile e di altissimo pregio architettonico: a livello insediativo testimonia la stratificazione storica delle signorie e dei popoli che hanno regnato sul territorio; in ambito storico-territoriale la dorsale della Via Appia è marcata dalla presenza dei castelli di Mesagne e Oria, che rappresentavano i punti mediani fra Taranto e Brindisi.

La presenza del Museo Archeologico Ugo Granafei e i siti archeologici vicini ne fanno un importante riferimento di genere nel contesto territoriale; gli importanti reperti e la ricostruzione di tombe messapiche provenienti dai dintorni, rendono il Castello oggetto di riferimento per studiosi, appassionati di archeologia e turisti in genere.

Le testimonianze certe sulla realizzazione del castello di Mesagne risalgono all’inizio dell’XI secolo, quando, con la riconquista normanna della Puglia, Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo eresse un castrum a difesa della città (1062-1063). Si ipotizza comunque che già durante il periodo dell’occupazione bizantina vi fosse la presenza di una fortificazione per il controllo del territorio. Il termine castrum era sinonimo non solo di “luogo fortificato”, ma anche di “centro giurisdizionale, militare, economico, religioso…”. Intorno al 1430 il castello fu completamente ristrutturato da Giovanni Antonio Orsini del Balzo al quale si devono la base della torre e le due torrette di rinforzo adiacenti. Una importante planimetria del 1592 dello storiografo Cataldo Antonio Mannarino mostra come l’Orsini sistemò la torre e la cinta muraria con ventidue torrette. Ulteriori modifiche furono apportate nella prima metà del XVII secolo, ad opera del principe di Mesagne Giovanni Antonio Albricci, e nel 1750 quando per riparare i danni subiti dal terremoto del 20 febbraio 1743, il marchese Barretta, feudatario dell’epoca, fece abbattere muri pericolanti, modificare le finestrature della torre e aprire le otto arcate della zona al primo piano a settentrione. Il terremoto distrusse parzialmente anche il “Polledro”, un’antica torretta che sovrastava il torrione principale, che pertanto fu abbattuta. Nel XVII e XVIII secolo furono apportate ulteriori modifiche, le famiglie dei marchesi Imperiali prima e dei Granafei successivamente, rimaneggiarono la costruzione per adibirla a propria abitazione. Nel 1973 il castello diviene proprietà del Comune di Mesagne, che nel 1995 avvia dei lavori di recupero e restauro.

Il castello si presenta in due nuclei principali. Il più antico è rappresentato dal torrione a pianta quadrangolare, alto 22 metri, che è uno dei punti più alti della città, sul quale sono presenti caditoie (utili all’epoca per lanciare le pietre ed olio bollente) e le quattro guardiole angolari. L’interno è sviluppato su tre livelli, collegati con scala a chiocciola, al piano terra vi sono sei piccoli vani collegati da piccole porte nel quale spiccano gli antichi e caratteristici camini. Qui sono visibili le feritoie, un pozzo di acqua sorgiva, un servizio igienico e le scale per accedere agli ambienti sottostanti, dove erano ubicate le prigioni. L’altro nucleo è rappresentato dagli ambienti a piano terra e del primo piano, collegato alla torre dal vano a pianta rettangolare con volta a botte, attualmente destinato ad auditorium. Nei pressi di questo locale vi sono le scale che permettono di accede alle cisterne sotterranee, una volta utilizzate come deposito dell’olio prodotto nei numerosi frantoi del centro storico. Nella corte interna si possono apprezzare i portali bugnati ad arco a tutto sesto, e da qui è possibile accedere alla zona superiore esterna relative al giardino pensile, con una vista suggestiva del castello e delle zone prospicienti. La stanze del piano terra ospitano l’interessante museo archeologico “Granafei”, con tombe messapiche, mosaici e numerosi ritrovamenti di epoche diverse. Le stanze al primo piano non sono attualmente visitabili. Sull’ingresso principale del castello sono visibili il bel portone ligneo e sulla destra le due archibugere, le antiche bocche di fuoco. Molto probabilmente qui era posizionato un ponte levatoio, che permetteva l’ingresso al castello dal fossato (oggi non più visibile) profondo due metri e largo nove. Dalla vicina piazza Orsini del Balzo è visibile la parte meridionale del castello, con i finestroni decorati del settecento.

In un’ala del piano terra è ospitato il Museo Archeologico Territoriale “Granafei”, dove sono esposti numerosi reperti di epoca messapica e romana, ritrovamenti di scavi nelle aree archeologiche di Muro Maurizio, Muro Tenente e Malvindi e nella necropoli meridionale. Nella sala d’ingresso, in passato utilizzata come neviera, è ospitata una interessante tomba a semicamera. Al suo interno vi sono importanti reperti d’epoca messapica, romana e medievale provenienti prevalentemente del territorio comunale (ma anche da altre parti della Puglia), in modo particolare dai siti archeologici di Muro Tenente, Muro Maurizio, Muro Malvindi e da necropoli scoperte nel centro storico della città.

Gran parte dei reperti è costituita da vasellame dell’età del bronzo e di età romana, assieme a ceramica medievale. Nelle sei sale aperte al pubblico è possibile vedere reperti provenienti dai vari siti archeologici del territorio comunale e dalle due vaste necropoli scoperte nel centro abitato. Vi sono inoltre lastre tombali, epigrafi latine e messapiche, e una ricca collezione di monete greche (provenienti dalle zecche di Taranto, Metaponto, Sibari e Crotone), romane e medievali. Numerosi anche i reperti provenienti da donazioni private, anch’esse in gran parte composte da ceramiche e vasellame di fattura greca, messapica e romana. In una sala del museo è possibile osservare inoltre un mosaico che costituiva il pavimento del complesso termale di Malvindi, situato poco fuori dal centro abitato.

Bibliografia

Rosario Jurlaro, Storia e cultura dei monumenti brindisini, Edizione Amici delle Biblioteca Arcivescovile ” A. De Leo”, Brindisi;

Benita Sciarra, Guida per Brindisi e provincia, Neri Pozza editore;

Alessia Galiano, testi pubblicati su guide storico-turistiche sulla città di Mesagne.

 


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